Fu un prezioso punto di riferimento per gli studenti universitari

Da “il Mattino di Puglia e Basilicata” del 7/03/2023

di Gabriele Cela

INCARICATO NAZIONALE PER LA COMUNICAZIONE, SEGRETARIO-TESORIERE DEL GRUPPO FUCI ROMA SAPIENZA “VITTORIO BACHELET” E STUDENTE DI SCIENZE POLITICHE-RELAZIONI INTERNAZIONALI

 

Alla luce di nuovi documenti sulla vita di Giovanni Battista Montini, il 24 Febbraio è stato organizzato, presso la Sala Giubileo dell’Università LUMSA, il convegno dal titolo “L’Assistente della FUCI e il sostituto della Segreteria di Stato. Nuove fonti storiche per lo studio di Giovanni Battista Montini”, un contributo per arricchire gli studi sull’attività di Montini tra il 1925 e il 1933, come Assistente ecclesiastico della Federazione Universitaria Cattolica Italiana e poi come sostituto Segretario di Stato della Santa Sede e collaboratore di Papa Pio XII.

L’incontro è stato introdotto dai saluti di mons. Angelo Vincenzo Zani (archivista di Santa Romana Chiesa), di mons. Sergio Pagano (Prefetto dell’Archivio Apostolico Vaticano) e di don Angelo Maffeis (presidente dell’Istituto Paolo VI).

Le relazioni sono state curate dal dottor Piero Doria (Archivio Apostolico Vaticano) in merito a “Il Carteggio montiniano” e dal professore Jean-Dominique Durand (Université de Lyon-Istituto Paolo VI) riguardo a “Montini collaboratore di Pio XII”.

Giovanni Battista Montini fu un sacerdote, ma anche un educatore, nato nel 1897 a Concesio, in provincia di Brescia, fu ordinato sacerdote il 29 Maggio 1920 e nel Novembre dello stesso anno si trasferì a Roma per intraprendere i suoi studi presso la Pontificia Università Gregoriana.

 

 

“L’Assistente della FUCI e il sostituto della Segreteria di Stato. Nuove fonti storiche per lo studio di Giovanni Battista Montini”

Tra gli anni 20 e 30 don Montini si occupa della formazione ecclesiale e sociopolitica dei giovani universitari della Fuci, dal 1924 al 1925 fu Assistente ecclesiastico del circolo romano della Fuci, poi dall’autunno del 1925 di tutta la Fuci.

Divenne un punto di riferimento per gli studenti universitari, che seppe guidare e animare, grazie al suo carisma trasformò la Fuci, rendendola un percorso di formazione parallelo allo studio universitario, nel quale si sperimentava la condivisione di valori spirituali e politici.

Il suo contributo fu fondamentale per la formazione di quella che sarà la classe dirigente del paese durante il ‘900, molti tra gli studenti universitari formati da Montini saranno attivi nella resistenza, verranno eletti nell’Assemblea Costituente e contribuiranno alla redazione della Costituzione.

Rispetto ai suoi predecessori, Romolo Murri e don Luigi Sturzo, il cui compito era quello di formare i giovani alla politica, la missione di Montini era di formare giovani studenti universitari come intellettuali cattolici, nella fede e nel servizio alla Chiesa, senza tralasciare l’impegno nella società.

Dalle lettere e appunti di Montini assistente di circolo emergono aspetti molto interessanti e curiosi, che ritroviamo ancora nelle università italiane, come, ad esempio, la provenienza degli studenti da luoghi diversi, con diverse esperienze di vita, mentalità, educazione, formazione e ceto sociale eterogenei e anche opinioni politiche contrapposte, come spesso accade oggi negli ambienti universitari.

La sua consolazione, che andava a compensare la mole di lavoro, erano proprio gli studenti con i quali amava intrattenersi. In una lettera datata 20 Gennaio 1925 scrisse ai familiari: “i giovani mi distraggono assai, ma mi danno la consolazione di lavorare direttamente su delle coscienze, non solo indirettamente su delle povere carte”. Sono proprio le coscienze studentesche a cui Montini è tanto affezionato, che lo porteranno, spinto anche dal delicato momento politico, a irrobustire e unificare le attività di formazione della Fuci degli anni precedenti, diverse da circolo a circolo e consistenti in lezioni su temi diversi, letterari, storici o filosofici, per comporle in un progetto unitario.

l progetto di Montini non era solo finalizzato a formare una generazione consapevole e cosciente, ma ambiva anche, alla soglia degli anni ‘30, sotto l’influenza della propaganda fascista, a consolidare il ruolo dei cattolici nel paese.

L’impegno di Montini nella struttura federativa sollevò numerose critiche dagli ambienti ecclesiali e dal regime. Queste pressioni, esterne e interne, lo portarono a dimettersi dall’incarico nel 1933.

In seguito, il 13 dicembre 1937, Montini fu nominato Sostituto della Segreteria di Stato, iniziando a collaborare con il Cardinale Segretario di Stato Eugenio Pacielli, durante il Papato di Pio XI. Quest’ultimo morì all’improvviso e il suo successore fu il cardinal Pacielli con il nome di Papa Pio XII.

Il pontificato di Pio XII è stato tra i più delicati nella Storia, ha attraversato la Seconda Guerra Mondiale e le grandi sofferenze di una popolazione stremata e in cerca di un sostegno spirituale, alle quali la Santa Sede tentò di dare una risposta e un po’ di sollievo.

Montini durante la II Guerra Mondiale fu a capo dell’ufficio informazioni del Vaticano per la ricerca dei soldati e dei civili prigionieri o dispersi, contribuì alla stesura del radiomessaggio pontificio all’inizio del conflitto, entrato nella storia per la frase “Nulla è perduto con la pace! Tutto può esserlo con la guerra”, parole simili a quelle utilizzate da Papa Francesco in merito al conflitto russo-ucraino, che dovrebbero essere un monito e scuotere le coscienze.

Dopo qualche anno dalla fine del conflitto, il 29 novembre 1952, fu nominato Pro-Segretario di Stato per gli Affari Ordinari, ma rimase un uomo modesto e sobrio, dedito alla carità e alla predicazione.

Inattesa, arrivò la nomina ad Arcivescovo di Milano, e in questo nuovo incarico dedicò particolare attenzione ai problemi del mondo del lavoro, dell’immigrazione e delle periferie, nelle quali promosse la costruzione di oltre cento nuove chiese.

Nominato Cardinale da Papa Giovanni XXIII, partecipò ai lavori del Concilio Vaticano II sostenendo la linea riformatrice. Alla morte di Papa Roncalli, Montini venne eletto al soglio pontificio con il nome di Paolo VI.

L’enciclica Populorum Progressio del 26 Marzo 1967 fu tra le encicliche più famose nella storia della Chiesa, la traduzione dal latino è “Lo sviluppo dei popoli”, probabilmente ispirato dalle visite pastorali nei paesi poveri e in via di sviluppo. L’enciclica esorta alla cooperazione tra i popoli, denuncia le diseguaglianze e critica il neocolonialismo.

Altre encicliche di Papa Paolo VI sono state Humanae Vitae (25 luglio 1968) Sacerdotalis Caelibatus (24 giugno 1967) Christi Matri (15 settembre 1966) Mysterium Fidei (3 settembre 1965) Mense Maio (29 aprile 1965) Ecclesiam Suam (6 agosto 1964).

Papa Paolo VI morì il 6 Agosto 1978, in seguito ai mesi tristi e cupi che avevano creato tensione nel paese a causa del rapimento e dell’assassinio di Aldo Moro, Presidente della Democrazia Cristiana, che Paolo VI aveva conosciuto tra le fila della Fuci e per il quale aveva implorato la liberazione “pregando in ginocchio” le Brigate Rosse.

Il convegno sulla figura e la storia di Papa Paolo VI, promosso dall’Istituto Paolo VI, dall’Archivio Apostolico Vaticano e dall’Università LUMSA ha analizzato la figura di Giovanni Battista Montini e le opere nelle quali ha speso la sua vita, sempre proteso verso il prossimo, e, in particolare nella Fuci, impegnato a rendere gli anni universitari e le esperienze di vita un investimento per i giovani studenti.

I suoi insegnamenti hanno contribuito alla formazione e alla ricostruzione di una vocazione all’impegno sociale tra i giovani, tentando ogni giorno, con il suo esempio, di
fare la differenza negli ambienti abitati e nelle periferie della vita.

E’ stato un educatore che ha creduto in quel che faceva e nei suoi studenti, che ha accompagnato nel percorso di studi e di vita, aveva ben compreso che i giovani hanno bisogno di questo: qualcuno che creda in loro, li aiuti a sviluppare le loro potenzialità e li sproni ad offrire il loro contributo alla società.

 

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