da Ricerca1-2-3/2023

 

di Matteo Jarno Santoni

PRESIDENTE MASCHILE DEL GRUPPO “VITTORIO BACHELET” DELL’UNIVERSITÀ LA SAPIENZA DI ROMA E STUDENTE DI GIURISPRUDENZA.

Quando si parla del passato, tra le espressioni che spesso risuonano vi è quella che si è soliti attribuire a Bernardo di Chartres, tràdita dal suo discepolo Giovanni di Salisbury (1120-1180): «Bernardus dicebat nos esse quasi nanos gigantium humeris insidentes […]»¹, ossia: «Bernardo diceva che noi siamo come nani posti sulle spalle di giganti». All’evocativa formula spesso poi si accosta un accorto monito, per cui non bisogna farsi schiacciare dal peso di chi ci ha preceduto. La necessità di non chiudersi in una rievocazione perpetua del passato senza dubbio è importante per vivere con consapevolezza il presente. Di questo – in una Federazione come la nostra, che vanta un trascorso che definire illustre sarebbe decisamente riduttivo – è bene essere consapevoli.

Conservare la memoria appare però irrinunciabile per un semplice aspetto: spesso le testimonianze passate contengono la chiave per leggere l’oggi, per orientarsi nella complessità del mondo e per trovare il cammino. Si è detto, anche in occasioni recenti², che la FUCI è un mosaico di esperienze.

Ebbene, è anche tra le tessere più antiche e magari dimenticate di questo mosaico che si rinvengono preziose testimonianze di vita donata all’altro, secondo il più nobile spirito cristiano.

Può dirsi questa la convinzione che ha mosso il gruppo romano de La Sapienza a voler ricordare Vittorio Bachelet, cui il gruppo è intitolato. Invero si è trattato di continuare una tradizione, che da anni contraddistingue la vita dei fucini dello Studium urbis.

Grazie al benevolo interessamento del prof. on. Stefano Ceccanti, che assieme al prof. Augusto D’Angelo ha ripercorso la vita e l’impegno civile ed ecclesiale di Bachelet, l’incontro ha potuto svolgersi nella sala delle lauree della Facoltà di scienze politiche. Facoltà che vide Bachelet prestare il suo servizio di docente – di diritto pubblico dell’economia e diritto amministrativo – e condurre la sua appassionata attività di studioso.

Opera densissima, come ricordato dalla Magnifica rettrice de La Sapienza, prof.ssa Antonella Polimeni, intervenuta in apertura, e ribadito dal prof. sen. Miguel Gotor, assessore alla cultura del Comune di Roma, e dall’on. Beatrice Covassi, europarlamentare.

Un saluto particolarmente appassionato è giunto dal prof. Giovanni Bachelet, figlio di Vittorio, – anch’egli sulle orme paterne dell’insegnamento universitario, presso il Dipartimento di fisica – felice che persone come suo padre vengano ricordate sì per il dolore che la loro perdita ha comportato, ma soprattutto per il bene che nella vita hanno compiuto. In questo, anche lo scegliere di commemorare Bachelet nel giorno della nascita, e non nel giorno dell’efferato omicidio, vuole essere significativo, come la scelta di tenere il ricordo in un’aula universitaria.

Sono forse proprio le aule i luoghi che più di tutti testimoniano l’importanza della formazione, tanto cara a Bachelet e cifra ricorrente nel suo pensiero, riversato nei suoi limpidi scritti, molti dei quali apparsi proprio sulle pagine della fucina «Ricerca». È la formazione che getta le basi per un autentico e proficuo discernimento, che dà gli strumenti per seminare senza pretendere una frettolosa mietitura, passando attraverso lo sforzo nello studio e la difficile comprensione dell’umano. La formazione non risiede però solo sul piano teorico e ideale: appare particolarmente significativo notare che, per Bachelet, non ha minor valore di altre la formazione tecnica o professionale. Questa, unita alla seria preparazione, consente di operare sulla scorta di «sicure competenze alla luce di sicuri princip, aiuta a comprendere i «sottili e complessi» problemi dell’oggi, che richiedono strumenti propri e non lasciano spazio all’improvvisazione, esigendo capacità di identificare e organizzare secondo una gerarchia i principi e i valori veramente immutabili. Altrimenti, come avvertiva Bachelet, si potrebbe essere tentati di confonderli con le «concrete dimensioni storiche».

Sono infatti principi e strumenti ad essere chiavi per la costruzione del bene comune, quale terreno fertile per il pieno sviluppo della persona umana e per la realizzazione della convivenza. Un bene superiore, autenticamente comune, per la cui attuazione non si richiede di essere necessariamente responsabili della cosa pubblica.

Osserva acutamente Bachelet che «contrariamente a quanto si crede normalmente, la possibilità di dare un apporto alla realizzazione del bene comune può essere, sol che lo si voglia, relativamente frequente»⁶. Di fronte alle speciali responsabilità della classe politica, il semplice cittadino non è dispensato dal concorrere alla realizzazione del bene comune: a questo certo contribuiscono la partecipazione attiva alla vita democratica del proprio paese, ma anche l’assoluzione delle imposte, o lo svolgere al meglio la propria professione. Tutti modi, questi, che sono la naturale conseguenza di un amore per la Patria lontano dal campanilismo e dai nazionalismi, che trova la sua sede naturale nell’articolo 54 della Costituzione, formula che Bachelet non poteva non avere a mente quando la vita gli riservò compiti di responsabilità, essendo appieno egli parte di quella generazione di studiosi del diritto, di politici o, più semplicemente, di cittadini che percepivano come doveroso il compito di far vivere la nuova Carta costituzionale.

Lo stile dell’impegno e della responsabilità, che lega come un filo le pagine di Vittorio Bachelet, è proprio uno di quei preziosi lasciti che il passato ci consegna, anche attraverso le esperienze dei vecchi fucini – noti o lontani dai riflettori della ribalta politica – che riscopriamo tutti come tessere di quell’unico grande mosaico.

  1. Giovanni di Salisbury, Metalogicon, III, 4. Sulla ricorrenza dell’aforisma in P. gassendi e l’importanza di acquisire l’esperienza del passato vedi t. gregory, Scetticismo e empirismo. Studio su Gassendi, Laterza, Bari 1961, p. 30.
  2. Cfr. la proposta formativa della FUCI, di recente approvazione: Formare cercatori di Dio. Coscienze intelligenti di membra profetiche, I, 2.
  3. V. Bachelet, L’educazione al bene comune, in Persona e bene comune nello Stato contemporaneo. Atti della XXXVI Settimana sociale dei Cattolici italiani. Pescara, 30 maggio-4 giugno 1964, Vita e Pensiero, Roma 1965, pp. 219-232, ora in V. Bachelet, Pensieri per la politica, a cura di I. Vellani, Ave, Roma 2020, p. 92.
  4. V. Bachelet, Per un’azione sociale dei cristiani, Alba, 1958, ora in V. Bachelet, Pensieri per la politica, cit., p. 55
  5. Id., L’educazione al bene comune, ora in V. Bachelet, Pensieri per la politica, cit., p. 86.
  6. Id., Pensieri per la politica, cit., p. 102.

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